Archivio mensile febbraio 2014
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Involtini di lonza con susine e speck
Di Chez Claudia.
25 febbraio 2014 In diretta dal frigo
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Ecco un’altra ricettina improvvisata della serie “facciamo fuori gli avanzi dal frigo” ; io avevo 3-4 fettine di lonza di maiale, un po’ di speck e giusto qualche susina secca.
Infarinare la carne tagliata sottile, sovrapporre su ogni fetta una fettina di speck e una susina (ovviamente senza nocciolo), arrotolarle e chiuderle con uno stuzzicadenti. Se le susine non fossero morbide farle un rinvenire in un po’ di acqua tiepida per 10-15 minuti e strizzarle prima di usarle.
Sciogliere una noce di burro in una padella antiaderente con un po’ di olio evo, far rosolare gli involtini a fiamma vivace, sfumare con un po’ di vino bianco e poi abbassare la fiamma e coprire con un coperchio… qualche minuto è gli involtini sono pronti!
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Kaesekuchen
Di Marianne.
16 febbraio 2014 Dolci e dolcezze
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Si tratta della versione tedesca, molto più raffinata, soffice e delicata, del cheesecakeProcedere dalla pasta frolla e quindi impastare gli ingredienti con le mani fino ad ottenere una massa liscia e morbida.Lasciar raffredare nel frigo per almeno 30 minuti.Lavorare il burro e lo zucchero, aggiungere le uova e alla fine la ricotta e 1 cucchiaio di limone.Amalgamare bene fino a ottenere un composto cremoso.
Rivestire uno stampo con la pasta frolla dopo averlo imburrato e infarinato.Mettere sul fondo le ciliegie o le pere a fette (senza marinarle)
e poi versare la crema di ricotta.Cuocere in forno (in funzione ventilata) preriscaldato a 175° per ca. 1 ora.
Quando sarà cotto spegnere il forno e lasciarlo a sportello aperto a riposare per ca. 15 minuti. -
Brandacujun
Di Chez Claudia.
9 febbraio 2014 Sapore di mare
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Il nome di questo piatto a base di stoccafisso (dal tedesco Stockfisch), è quanto meno “singolare”ed esige una spiegazione storico-etimologica a monte … cito testualmente Eataly Genova, che mi pare l’abbia esplicata al meglio
“Si dice che questa preparazione sia nata a bordo dei pescherecci dove l`assemblaggio degli ingredienti, sino ad una perfetta mantecazione, avveniva mediante l`energico scuotimento, favorito dal rollio e dal beccheggio della barca, impresso dai marinai alla pentola tenuta fra le gambe
.E da quest`ultimo atto del brandare (scuotere), che implicava inevitabilmente un coinvolgimento dei cujun (gli attributi degli uomini di mare), che nasce il nome curioso di questo piatto davvero gustoso!”
Questo piatto l’ho gustato da Lori, che – inutile dirlo - lo prepara in modo eccellente, ma per modestia o per pigrizia n on lo sapremo mai.. mi ha inviato la ricettta della Trattoria degli Amici a Isolabona (IM) pubblicata sul libro “La cucina della Liguria” da Slow Food Editore per Eataly… ve la passo paro-paro
“Lessate il pesce, circa 10 minuti e separatamente le patate, pelate e tagliate a pezzi. Scolate lo stoccafisso, privatelo accuratamente delle lische e della pelle e spezzettatelo. Mettetelo in una casseruola a bordo alto, che si possa chiudere con un coperchio, e aggiungere le patate; salate un pò.
Intanto preparate la salsa emulsionando un bicchiere d’olio e il succo del limone, l’aglio e il prezzemolo e i pinoli che avrete già tritato, il tuorlo il pepe. . Unite la salsa al cibo nella pentola e date una mescolata, poi chiudete ermeticamente con il coperchio e agitate energicamente dall’alto in basso fino ad ottenere quasi una crema. E’ indispensabile irrorare più volte con un pò d’olio per favorire la mantecazione. Lo si gusta tiepido.Ps. se il “brandare” la casseruola non fosse proprio agevole, (anche in mancanza degli attributi necessari…) si ottiene un effetto analogo usando un cucchiaione di legno e lavorando il tutto a mò di polenta. ( naturalmente fuori dal fuoco). Io per favorirne l’effetto, frantumo bene il pesce finchè è caldo con le mani protette dai guanti in lattice e schiaccio grossolanamente con la forchetta le patate. Il coppapasta è un ottimo arnese per ben presentarlo e la guarnizione con le olive snocciolate taggiasche per un richiamo al territorio , del tutto facoltativa.”
Provare per credere!!!
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Bonet piemontese
Di Chez Claudia.
8 febbraio 2014 Dolci e dolcezze
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A grande richiesta delle amiche che l’hanno assaggiato: ecco la ricetta del mio bonet, risultato di sperimentazioni e modifiche di ricette classiche.
In una bull/ciotola/terrina capiente montare le uova con lo zucchero a fino a ottenere una crema morbida e omogenea. Volendo si possono usare anche le fruste elettriche.
Con il mixer tritare molto finemente gli amaretti e unirli alla crema di uova con il cacao passato al setaccio (per evitare i grumi), il rum, il caffè (freddo mi raccomando!!!) e il latte a temperatura ambiente amalgamando il tutto con una frusta, ma molto dolcemente.
Il composto risulterà piuttosto liquido.
Accendere il forno e, mentre arriverà a 180° (modalità statica), preparare il caramello.
Mettere a sciogliere lo zucchero in un pentolino, senza mai mescolarlo, fino a che si scioglierà e diverrà di un bel colore bruno.
Una volta pronto versare il caramello negli stampini monodose o in uno stampo da plumcake facendolo aderire anche un po’ ai lati roteando gli/lo stampi/o.
Versare poi anche il composto del bonet e mettere gli stampini o lo stampo unico in una teglia da forno a bordi alti per cuocere il bonet a bagnomaria . L’acqua dovrà arrivare a circa due terzi dell’altezza del/i contenitore/i.
Infornare (dopo aver portato il forno a temperatura) e cuocere per ca. 35-40 minuti e comunque fino a che il composto inizierà a staccarsi ai lati.Il bonet va fatto raffreddare fuori dal forno e dal contenitore del bagnomaria.
Una volta freddo sformarlo avendo cura di far scendere bene il caramello e decorarlo con amaretti interi.
Se si deve conservare metterlo in frigorifero, ma ricordarsi di toglierlo almeno un’ ora prima di servirlo, perché va mangiato rigorosamente a temperatura ambiente.
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Tartara ai due salmoni
Di Marianne.
2 febbraio 2014 Salmone
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Tritare bene i due tipi di salmone rigorosamente a mano e non in una di quelle macchine infernali….
Aggiungere uno scalogno tritato fine, fine, fine, fine, fine, 2 uova sode anch’esse tritate finemente, il succo di un limone (dipende dalla boccuccia) e un po’ di aneto secco (anche qui dipende dalla boccuccia).Aggiungere un paio di cucchiai di creme freche e yogurt greco. Mescolare e far riposare nel frigo.Consiglio di preparare la tartara un giorno prima di consumarla.Poco prima di mangiarla controllare che il limone e soprattutto l’aneto vadano bene. Potrebbe mancare anche un po’ di saleLa gente teme sempre di aggiungere troppo aneto. C’è a chi piace anche il pepe. A me non piace.Se si vuol dare un po’ di colore mettere anche un pochino di prezzemolo tagliuzzato fine.Decorare con uova sode.Continua a leggere